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Editoriale del Presidente - Lo sport ostaggio del Corona virus
Lo sport ostaggio del Corona virus
La situazione si sta evolvendo a ritmi “febbrili” (passatemi il gioco di parole), e non certo in maniera favorevole. Una evoluzione globale che varca tutti i confini senza guardare in faccia nessuno e con la quale, giorno dopo giorno, prima o poi dovremo fare tutti i conti. E, purtroppo, non solo dal punto di vista della salute ma anche sotto l’aspetto economico e finanziario che minaccia di trasformare una pandemia sanitaria in una specie di catastrofe globale per l’occupazione, la produzione e il commercio internazionale.
Sicuramente – per fortuna – siamo e saremo lontani anni luce da quella che è stata considerata la più grave pandemia della storia, la “Spagnola” che giusto un secolo fa causò la morte di quasi 100 milioni di persone (circa il 5% della popolazione mondiale) e il contagio di mezzo miliardo di individui. Ciononostante, questo maledetto Covid-19 sta cominciando a seminare incertezze e soprattutto insicurezza, minando fino dalle fondamenta quella che ritenevamo una inossidabile realtà sociale fatta di interrelazioni individuali, di viaggi, di facili spostamenti e di incontri.
Proprio mentre sto scrivendo questa mia breve nota periodica, si stanno susseguendo notizie sempre più allarmistiche sulla epidemia in corso; notizie che hanno indotto il Presidente del Consiglio dei ministri ad emanare un decreto particolarmente severo in materia di salute pubblica che prevede una lunga serie di disposizioni restrittive, fra le quali la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, dagli asili nido all’università e il divieto di manifestazioni sportive con presenza di pubblico.
Come si vede, quindi, la continua diffusione del Corona virus, dopo lo studio, ha iniziato a compromettere proprio l’attività sportiva a qualsiasi livello e senza alcuna esclusione. Però, se dopo lunghi tentennamenti e ripensamenti vari, il calcio riprenderà la sua attività (per modo di dire, visto che gli stadi saranno desolatamente vuoti), altrettanto non si può dire per la miriade di piccole altre pratiche agonistiche come quelle della Fidasc. Non solo, ma visto che l’attività federale è fatta anche di manifestazioni collaterali di carattere sociale, l’intera vita della nostra federazione – come quella di tutte le altre – sarà purtroppo sospesa in una sorta di triste limbo in attesa di tempi migliori. Decine di competizioni sportive e di altre iniziative in programma per la prima metà di marzo, sono state mestamente rinviate a data da destinarsi con grande disappunto per dirigenti periferici, tecnici e atleti. Si pensi, per esempio, che solamente la Calabria aveva in calendario il tradizionale “Gran Galà” e una bellissima giornata dedicata all’Agility. Tutti eventi per i quali era stato previsto un adeguato spazio sull’inserto federale di Caccia e Tiro che, di conseguenza, subirà una spiacevole riduzione.
Tanto per dare un’idea del clima di grande insicurezza in cui tutti noi stiamo vivendo, basta dire che anche il Consiglio Federale, la più basilare delle attività istituzionali, si svolgerà probabilmente con modalità telematiche (videoconferenza) per evitare, non solo viaggi di andata e ritorno da zone più o meno “rosse” o comunque critiche, ma anche ogni riunione nel corso della quale non possa essere garantito il rispetto delle più elementari norme di sicurezza impartite dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità.
Anche se la situazione attuale non è certo rosea, io che da uomo di sport sono un ottimista oltre che un combattente, sono certo che saremo in grado di gettarci alle spalle anche questa emergenza e che presto tutto questo sarà solo un brutto ricordo. Intanto, però, è necessario riuscire ad affrontare anche questi spiacevoli contrattempi che ci allontanano dalle nostre amate attività.
Il Presidente
Felice Buglione
Roma, 5 marzo 2020