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Il ruolo dello Sport nella fase 2
Mentre tutta la Fidasc è fortemente impegnata per riprendere l’attività cinofila e del tiro, nel rispetto delle più severe norme di sicurezza, ancora una volta – anche in questa enorme e tragica emergenza sociosanitaria del Coronavirus – lo sport rivela di sé la più vera e profonda essenza.
Non solo emozione, divertimento, competizione, attività e occupazione. E nemmeno solo una magica metafora della vita. No, lo sport è anche altro. Molto altro.
Nella seconda, incerta fase due che sta per iniziare, fra tante insicurezze, contraddizioni e infinite polemiche, l’attività sportiva in generale, non solo quella di alto livello internazionale o dei grandi interessi economici, è chiamata a ribadire il suo complesso e fondamentale ruolo sociale.
Mascherine, guanti, sanificazioni, distanziamento sociale, limitazione dei movimenti, annullamento dei contatti, riformulazione di regolamenti, nuove tempistiche, tutto questo costituirà il nuovo decalogo di questo scorcio di millennio e rappresenterà la rigorosa griglia normativa che regolerà le nostre vite individuali e sociali.
Ebbene, proprio in questa congiuntura così negativa, della quale nessuno è ora in grado di prevedere la durata, gli sportivi, tutti gli sportivi iscritti alle varie federazioni: dagli atleti ai tecnici; dagli ufficiali di gara ai dirigenti, diventeranno la prova vivente di un nuovo modo di vivere. Saranno gli esempi pratici e i testimonial quotidiani di come si possa coesistere con la paura (terrore?) di un nemico invisibile e mortale.
Lo sport, insomma, e di questo ne sono certo, sarà in grado non solo di districarsi nella terribile ragnatela regolamentare nella quale tutti ci agiteremo per mesi, ma saprà porsi come faro per l’intera collettività.
Il presidente della Fidasc
Felice Buglione