Evidentemente, la chiarezza invocata dalla Fidasc non è bene troppo comune di questi tempi.

Infatti, un personalismo tanto velleitario quanto immotivato (oltre che assolutamente fuori luogo per l’associazione in cui si è sviluppato), sta seriamente mettendo a rischio la solidità e la credibilità di una federazione sportiva che rappresenta il “braccio sportivo della caccia”, che è stata costruita con fatica e sacrifici sulle ceneri di una presenza del mondo venatorio all’interno del Coni che tutti avversavano in maniera viscerale e anche violenta.

Una solidità che non è fatta solo di assoluta e totale rappresentatività del mondo venatorio nel Coni e nelle Federazioni internazionali ma che, nel corso di un faticoso ventennio, ha prodotto entusiasmanti e impensabili successi a livello mondiale conquistati da campioni, giovani e meno giovani, tutti provenienti, orgogliosamente, dal bacino dell’attività venatoria.

Giova ricordare, per gli smemorati (e per chi fa finta di non ricordare) che in 19 anni complessivi di Attività Internazionale di Alto Livello, gli atleti, i tecnici, e i dirigenti del mondo venatorio riunito sotto il logo della Fidasc hanno conquistato 298 medaglie: 95 d’oro; 96 d’argento e 107 di bronzo.

Tale invidiabile palmares – che rappresenta l’orgoglio del mondo venatorio che pratica attività sportiva – è così dettagliato.

Disciplina del tiro

Sporting (dal 2001 al 2013) e English Sporting (dal 2014 al 2019): 27 ori, 35 argenti e 52 bronzi.

Tiro a Palla, Tiro di Campagna (carabina) e Tiro Combinato (fino al 2013): 33 ori; 37 arg. e 35 bronzi.

Field Target (dal 2016 al 2019): 2 medaglie d’oro 4 d’argento e 2 di bronzo.

Paintball (dal 2017 al 2019): 1 medaglia d’argento.

Disciplina della cinofilia

Cinofilia venatoria (dal 2006 al 2019): 24 medaglie d’oro; 15 d’argento e 12 di bronzo.

Agility (dal 2017 al 2019): 9 medaglie d’oro 3 d’argento e 4 di bronzo.

Protezione civile sportiva (dal 2016 al 2019): 1 medaglia di bronzo.

Sleddog (dal 2018 al 2019): 1 medaglia d’argento e 1 di bronzo.

Tutto questo, che come già detto è anche il frutto del lavoro appassionato di tutti i dirigenti delle maggiori associazioni venatorie italiane, viene ora messo in discussione da una improvvida e sorprendente iniziativa associativa che, travalicando le proprie legittime attività sociali, attribuisce, senza averne alcun titolo, la qualifica di “Sperimentale” ad una delle specialità più affermate della Fidasc che ha già da anni vasta eco in campo internazionale.

Ma a lasciare ancora più sconcertati e sgomenti è proprio la dichiarazione di uno di questi massimi dirigenti del quale un blog riporta, virgolettandola, una frase davvero incomprensibile con la quale si rinnegano tanti anni di lavoro comune, sacrificandoli in favore di una minuscola battaglia del tutto personale. “Questa gara è un importante passo avanti che non va sciupato per avviare finalmente un percorso di unificazione tra le federazioni del tiro che per l’interesse dell’intero settore hanno il dovere di unificare le risorse e dare ossigeno ai campi di tiro che sono fondamentali per promuovere lo sport”.

Insomma, dopo aver lottato per ritagliarsi un’identità e un ruolo all’interno del Coni, ora sembra che una componente del mondo venatorio stia compiendo il percorso inverso, mettendo in atto il tentativo, davvero incomprensibile, di porre una vera e propria pietra tombale su quel faticoso e orgoglioso cammino comune che è riuscito a dare un’immagine nuova e autorevole della caccia come fucina di sport.

Ma il tempo è galantuomo e, così come è stato dopo il 2001, con la sconfitta di tutti coloro che volevano negare un ruolo sportivo al mondo venatorio, saprà fare chiarezza sulle vere ragioni di questa mossa inconsulta che somiglia ad un tentativo di suicidio.